Bastano 8 amici per mettere a rischio la tua privacy online

Bastano 8 amici per mettere a rischio la tua privacy online

Come viene tutelata la privacy sui Social? Una nuova ricerca evidenzia che il rispetto della privacy sui social media potrebbe non essere possibile.

 

Come arginare la condivisione delle informazioni personali e le profilazioni effettuate da SocialMedia come Facebook o Twitter?

La soluzione che arriva dalla saggezza popolare è semplice:
eliminare tutti gli account personali. #DeleteFacebook è stata anche l’idea alla base del movimento
che ha preso piede nel periodo dello scandalo di Facebook Analytics di Cambridge all’inizio del
2018.Gli studi condotti dai ricercatori delle Università di Adelaide (Australia) e del Vermont (Stati Uniti)
suggeriscono però che persino l’eliminazione degli account dai social media potrebbe non essere
sufficiente per proteggere la privacy degli utenti.Lo studio di ricerca, che è stato pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour, ha analizzato oltre 30 milioni di post pubblicati da quasi 14.000 account Twitter con lo scopo di scoprire se sia
possibile profilare un individuo semplicemente esaminando i profili e le interazioni con i suoi
amici. Per testare questa ipotesi, i ricercatori hanno suddiviso i 14.000 mila account Twitter in 927
reti composte da 1 utente Twitter e i 15 account che interagivano più spesso con l’individuo
principale.L’ipotesi alla base dello studio è che le interazioni e le comunicazioni con quei 15 account
“codifichino” le informazioni relative ad un utente e così i suoi interessi, le sue simpatie ed i
comportamenti. In effetti, dicono i ricercatori, questo è stato il primo studio in assoluto che ha
analizzato quante informazioni su un individuo possono essere rilevate grazie alle interazioni con
gli amici.
Dalla prospettiva privacy, lo studio ha rivelato alcuni risultati molto preoccupanti. Non è stato
necessario nemmeno considerare tutti e 15 i soggetti: sono stati sufficienti i tweet di 8-9 account
“amici” per poter creare dei profili dell’utente originario sorprendentemente accurati. Ad esempio, si
possono prevedere fattori come preferenze politiche o interessi per il tempo libero semplicemente
studiando i tweet degli amici di qualcuno, arrivando frequentemente ad una precisione del 95%.Ogni giorno, dicono i ricercatori, le cerchie sociali degli utenti rilasciano indizi rivelatori: possiamo
così dire che questo studio è una dimostrazione della citazione di Johann Wolfgang von Goethe:
“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, e se so di che cosa ti occupi saprò che cosa puoi diventare.“
Pertanto, anche la decisione di eliminare gli account personali sui social media, può essere inutile in
quanto il profilo rimosso è ancora “codificato” nelle interazioni precedenti con i profili amici. Si
può pensare alla cerchia sociale online come alla creazione di una “immagine speculare” di se
stessi: tutto ciò che una società o ente governativo deve fare è capire chi sono gli amici di una
persona, da questo potrà prevedere come essa agirà o si comporterà.

Ma quali sono le implicazioni di tutto questo sulla privacy social?

Con questo scenario di base, lo studio rivela che, grazie alle informazioni pubblicate in rete da una
cerchia ristretta vicina, un algoritmo potrebbe ottenere un profilo socio economico accurato di ogni
utente ed i motori di ricerca potrebbero essere in grado di fornire risultati su ogni singolo utente,
anche se non più presente sui vari social network.
In uno scenario peggiore e nettamente più spaventoso, un governo autoritario potrebbe essere in
grado di reprimere rapidamente un gruppo di dissidenti politici semplicemente attivando alcuni
algoritmi di apprendimento.

Un altro elemento importante che si evince da questo studio, è il fatto che la privacy dei social
media non è necessariamente una scelta individuale: gli amici condividono informazioni personali
sugli utenti, anche se questi stanno facendo tutto il possibile per proteggere la loro privacy sui social
media come eliminare gli account.
Secondo il pensiero convenzionale, ogni individuo ha il controllo della sua privacy sui social
network: nella teoria tutto ciò che serve è controllare alcune caselle per passare dalla protezione dei
dati “debole” alla privacy “forte” proposta nelle impostazioni delle diverse piattaforme sociali.
I risultati dello studio rivelano però che scavalcare i convenzionali controlli sulle attività online e
sul modo in cui i dati vengono raccolti è più facile di quanto sembri: pare che alcune delle più
grandi aziende tecnologiche, tra cui Facebook, raccolgano “profili ombra” di “non utenti”. Ciò
significa che queste non raccolgono solo dati sui propri utenti, ma stanno anche creando profili di
non utenti semplicemente acquisendo tutti i dati ambientali che fluiscono online quotidianamente.
Le informazioni vengono raccolte sui siti di social media in modi che potrebbero non essere ovvi
per gli utenti: ad esempio, se un utente pubblica una foto di sua nonna su Facebook, Facebook è in
grado di iniziare ad assemblare un “profilo ombra” della nonna senza che essa se ne accorga o si
iscriva.

Perché lo scandalo di Cambridge Analytics su Facebook è importante?

Solo pochi mesi fa, l’idea di “profili ombra” poteva sembrare la trama di una puntata di Black
Mirror: lo scandalo di Facebook Analytics ha messo in luce il reale pericolo per la protezione dei
dati immessi sui social. Ad esempio, attraverso l’approccio “amici degli amici”, una semplice app di
quiz è stata in grado di rubare dati a centinaia di migliaia di persone: in Australia, solo 53 utenti di
Facebook hanno effettivamente utilizzato l’applicazione quiz “This Is Your Digital Life”, ma
Cambridge Analytics è stata in grado di accedere alle informazioni di oltre 300.000 persone.
Quindi, se una violazione dei dati sui social media ha impatto su un numero “X” di persone, la cifra
potrebbe essere in realtà molto più elevata. Hacker e altri cyber-criminali potrebbero utilizzare lo stesso approccio dei ricercatori in Australia e Vermont: potrebbero suddividere una popolazione
target di utenti di social media in un numero minore di reti e quindi utilizzare strumenti di
intelligenza artificiale e di apprendimento automatico per iniziare una raccolta di informazioni sulle
persone, basandosi semplicemente su chi c’è nella loro rete sociale.

Come sottolineano i ricercatori dell’Università di Adelaide e del Vermont, “Non c’è posto per
nascondersi sulle piattaforme di social networking.” Il comportamento di un individuo è ora
prevedibile e profilabile grazie alle informazioni personali online derivate dai post di 8-9 amici,
anche dopo l’eliminazione dei propri account.

L’Unione europea ha già conquistato l’apprezzamento dei difensori della privacy per il suo
regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), ma al momento non esiste un modo per
nascondere al 100% il profilo online: ciò potrebbe aprire le porte a nuovi studi e regolamenti volti
alla protezione di questi aspetti.

 

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